Registrati

Privacy

Informativa ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. La raccolta e il trattamento dei dati sono effettuati limitatamente ai fini connessi alla gestione operativa e amministrativa del servizio. I dati sono trattati con strumenti informatici e telematici e non saranno comunicati a terzi. Il titolare del trattamento è AreaDem.
* Acconsento al trattamento dei miei dati personali
Log in

 
Registrazione al sito - Login al sito

Non interrompere il percorso portato avanti dai governi Renzi e Gentiloni - intervento di Franco Mirabelli su Democratica

21 Febbraio 2018

C’è ancora molto da fare e i benefici dei risultati economici positivi non si sono ancora trasformati in condizioni di vita migliori

La crisi economica insieme alla globalizzazione hanno prodotto l’una l’impoverimento di una parte degli italiani e l’altra il venir meno di tanti strumenti che consentivano nei vecchi Stati nazionali di poter condizionare i processi economici e sociali e, complessivamente, hanno provocato preoccupazione e incertezza per il futuro.

Ci si sente tutti più precari e meno protetti al di là del reddito o della posizione lavorativa. Per questa ragione il tema della sicurezza è diventato sempre più centrale.

I reati sono diminuiti, ma è aumentata la paura del futuro

Non sono aumentati i reati in questi anni, anzi, ma è aumentata la paura del futuro, la diffidenza verso il cambiamento e, spesso, la preoccupazione di ritrovarsi soli e indifesi di fronte ai problemi. Di fronte a questo quadro, in questa campagna elettorale, il dibattito rende evidente l’esistenza di due risposte da parte della politica, fondamentalmente diverse e quasi incompatibili tra loro, che descrivono oggi il vero discrimine tra due campi.

C’è chi alimenta le paure

Da una parte, infatti, c’è chi cavalca quelle paure, le alimenta e le agita, spesso enfatizzandole, per racimolare un po’ di consenso e, contemporaneamente, non manca di indicare il colpevole, il capro espiatorio, che è sempre quello un po’ più debole e povero di coloro che vivono condizioni di precarietà e, quindi, sono più esposti alle preoccupazioni per il proprio presente e per il proprio futuro.

Nessuno in buona fede può pensare che le difficoltà di tante famiglie siano colpa di un’immigrazione che nasce dalla disperazione di interi popoli. Ma è facile, soprattutto se non si governa la questione, trovare lì il nemico da evocare e indicare in un’impossibile cancellazione dell’immigrazione la soluzione di tutti i mali del mondo.

In realtà, chi sceglie questa scorciatoia non ha soluzioni concrete, specula sul disagio e alimenta rancore, divide la società e mina la convivenza. Alla base, quindi, non c’è nessuna idea di futuro, nessuna idea di una politica capace di proteggere e rassicurare, solo la volontà di costruire consenso sulle paure.

La risposta alla paura

La risposta alternativa a questa sta in una politica che si assume la responsabilità di affrontare i problemi nella loro concretezza, tutti i problemi: dal governo dell’immigrazione, ad un controllo sempre più efficace del territorio, dal lavoro al sostegno economico a chi lo perde, dalla lotta alle povertà al bisogno di combattere la solitudine in una società che invecchia.
Agitare i problemi, nonostante siano veri, non dà soluzioni. Parole d’ordine come “rimpatriare 600 mila clandestini” (in Italia c’;è ne sono meno di 500mila) o “metteremo l’esercito in strada” valgono il tempo della campagna elettorale.

Sono strade improponibili e annunciate da chi, quando ha governato, ha fatto il contrario, tagliando risorse economiche alle forze dell’ordine e riducendo il personale, da chi a Milano, con ALER, ha ridotto troppi quartieri popolari al degrado per poi protestare.
Ma soprattutto, sono strade che evocano una situazione emergenziale che alimenta ulteriori paure, ci fa sentire ancora più insicuri, senza dare alcuna risposta concreta.

La strada dell’assunzione della responsabilità di dare più protezione, in ogni senso, ai cittadini è l’unica strada che guarda al futuro. Certo, è una strada non breve e non semplice, i grandi problemi non si risolvono dall’oggi al domani e chi lo lascia credere è un imbroglione e, soprattutto, un irresponsabile. Ma è la strada che in questa legislatura abbiamo iniziato a percorrere con i Governi Renzi e Gentiloni.

In questa direzione vanno la prima legge nazionale contro la povertà (con cui si è istituito il reddito di inclusione), l’istituzione della NASPI che garantisce a tutti i lavoratori (anche gli autonomi) di avere un reddito e un accompagnamento se perdono il lavoro, i bandi per le periferie che hanno finanziato progetti sociali e la stessa costruzione di scuole e centri aggregativi, la legge per il contrasto alla dispersione scolastica.

Allo stesso tempo, nella convinzione che serva intervenire su più fronti per garantire sicurezza ai cittadini, abbiamo investito sulle forze dell’ordine, aumentando di 3 miliardi gli stanziamenti, aumentando gli stipendi degli agenti e riaprendo le assunzioni e abbiamo costruito con la Libia e altri Paesi dell’area mediterranea le condizioni per combattere i trafficanti di schiavi, riducendo così del 40% gli sbarchi lo scorso anno e raddoppiando i rimpatri (dati incontestabili che i “teorici dell’invasione” cercano di
nascondere).

Certamente, c’è ancora molto da fare e i benefici dei risultati economici positivi non si sono ancora trasformati in condizioni di vita migliori per tante persone che si trovano in difficoltà, ma affinché questo sia possibile serve non interrompere il percorso avviato in questi anni.


Commenta... oppure


torna su

Agenda

DoLuMaMeGiVeSa
1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30

Rassegna stampa