Il M5S si mostra ancora più improbabile. Le giravolte di Di Maio sul referendum sull’appartenenza all’euro fanno il paio con una linea oscillante che abbiamo visto in questi anni su tutti i principali temi di politica estera ed europea, linea non casualmente apprezzata dalle parti del Cremlino…
Infine le posizioni di LeU – o almeno di alcuni suoi esponenti – che estremizzando la critica alle politiche di austerità, pur comprensibili, finiscono per sostenere idee molto simili a quelle della destra sovranista.
Assai diversa e chiara la posizione del centrosinistra e del Partito Democratico. Per noi oggi difendere gli interessi nazionali significa difendere l’Europa, spingere per politiche comuni sempre più coraggiose sul piano economico e sociale. Abbandonare le politiche dell’austerità – tema a noi molto caro e sul quale in questi anni di crisi abbiamo fatto pesare la voce dell’Italia, ottenendo margini di flessibilità finanziaria prima impensabili – non significa disinteressarsi degli equilibri di bilancio e dei conti pubblici. Significa piuttosto aumentare le risorse del bilancio comunitario e realizzare su scala europea progetti ambiziosi sulle infrastrutture, gli investimenti, la ricerca, il lavoro, la formazione, lo sviluppo sostenibile, la lotta alle diseguaglianze e alla povertà. Significa costruire politiche comuni per tutelare le nostre imprese nella competizione globale con i paesi emergenti, e significa – come sta giustamente facendo il ministro Calenda – pretendere attenzione sulla crisi di Embraco e sulle contraddizioni che si aprono per processi di delocalizzazione all’interno dell’Unione.
Difendere gli interessi dell’Italia significa battersi per rafforzare le capacità di decisione a livello comunitario e diminuire invece il potere di veto dei singoli stati. Sulla gestione delle emergenze umanitarie e migratorie di questi anni questo nodo è stato del tutto evidente: le nostre richieste di solidarietà e collaborazione, assunte dal Parlamento e dalla stessa Commissione europea, si sono sempre infrante sul muro delle divisioni in seno al Consiglio Europeo.
Difendere gli interessi dell’Italia significa battersi per un’Europa più presente e protagonista sulla scena internazionale – a cominciare dal Medio Oriente e dal Mediterraneo nel quale il nostro Paese è immerso – per garantire sicurezza ai nostri concittadini, per una nuova stagione di cooperazione con il continente africano, per la stabilizzazione delle aree di conflitto. I passi avanti notevoli compiuti dall’Unione Europea sul piano della difesa comune, inimmaginabili solo pochi anni fa, dimostrano che l’Europa – se gli Stati membri si impegnano – può essere più forte e autorevole nel mondo. Un mondo che, nell’era di Trump, di fronte al protagonismo di paesi come la Cina e all’emergere di nuove minacce, non può davvero fare a meno dell’Europa. Ma l’Europa siamo noi, ogni Paese ha in mano la possibilità di farla diventare più capace di parlare e agire con una voce sola. L’Italia ha un posto importante in questa partita ma lo potrà giocare solo se a governare saranno il Pd e la coalizione di centrosinistra, europeisti per convinzione, credibili a Bruxelles, capaci di farsi ascoltare per costruire un’Europa sempre più vicina ai cittadini.