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Pinotti: gli Usa ci chiedono di più? Le missioni vanno rivalutate - intervista del Corriere della Sera al Ministro della Difesa

15 Febbraio 2018

L’Italia farà di tutto per avvicinarsi al 2% di spesa per la Difesa, ma va rivisto l’algoritmo




di Paolo Valentino

«L’Italia – dice il ministro della Difesa Roberta Pinotti – sta lavorando attraverso i canali politici e diplomatici per arrivare, speriamo in tempi brevi, a una soluzione condivisa con la Turchia. In primo luogo attraverso la Farnesina naturalmente, ma ciascuno di noi sostiene lo sforzo con i rispettivi interlocutori. Ho già visto brevemente a Roma il collega turco Canikli e lo rivedo domani qui a Bruxelles per una bilaterale programmata da tempo. Mi sembra di capire che anche dal punto di vista di Ankara ci sia la volontà di arrivare a una soluzione. Mi auguro che avendo comunque Italia e Turchia rapporti storicamente importanti, si trovi una via d`uscita. La cosa non è nelle mani dei ministri della Difesa, che possono soltanto dare un contributo su un piano diverso».
Avete l`impressione che Erdogan voglia usare la crisi di Cipro per strappare concessioni all`Ue?
«Dagli incontri non ho tratto elementi per convalidare questa ipotesi».
Sempre sul tema Turchia: è stata oggetto di discussione nella riunione della coalizione anti-Isis la campagna militare turca contro i curdi in Siria?
«È stato solo ribadito quanto già detto in una precedente riunione della coalizione antiIsis: da un lato viene riconosciuto il prezzo altissimo pagato da Ankara al terrorismo e il fatto che considera contigue ai terroristi alcune formazioni che combattono in Siria. Ma dall`altro occorre anche riconoscere il ruolo svolto dai curdi nel contrasto all`Isis. Il clima della discussione è stato civile, anche se franco».
Una richiesta degli Usa agli europei è di riprendersi i foreign fighter islamici catturati in Siria e Iraq. In che termini è stata formulata ed è vero che ci sono resistenze, come riportava un giornale americano?
«Il tema è stato introdotto. C`è stato un avvio di discussione su aspetti che dovranno essere approfonditi. Alcuni partner, americani e inglesi, hanno
posto il problema di come assicurarli alla giustizia. C`è stato invece un dibattito strategico sulla Siria e soprattutto sull`Iraq, dove il Califfato è stato estirpato e dove occorre decidere che fare ora che si è ripreso il controllo del territorio. Si è parlato specificamente della stabilizzazione e l`addestramento fatto dalle nostre forze armate e in particolare dai carabinieri per la creazione delle forze di sicurezza è stato proposto come un modello da estendere. L`altro grande tema è quello della ricostruzione, ci sono quasi tre milioni di profughi che sono rientrati».
Cosa chiedono gli alleati americani all`Italia sull`Afghanistan?
«Ci è stato chiesto di rimanere. Noi abbiamo spiegato a Mattis che abbiamo bisogno che altri Paesi alleati possano condividere parte della nostra responsabilità nell`area occidentale del Paese. Abbiamo davanti a noi altre emergenze in Africa e nel Mediterraneo e dobbiamo distribuire meglio le nostre forze. Gli americani si sono dimostrati molto disponibili».
E in Siria?
«Non ci sono state richieste. Avevamo discusso mesi fa della possibilità di estendere anche in Siria l`addestramento delle forze di polizia, ma la nostra
posizione è chiara: fin quando la situazione resta incerta dal punto di vista politico oltre che militare, la decisione rimane quella di appoggiare la coalizione dall`Iraq, dove, dopo gli Stati Uniti, nessuno ha messo tante forze come noi».
Il segretario generale della Nato oggi ha ribadito che gli alleati dovrebbero spendere di più per la Difesa. L`Italia è uno dei Paesi ancora lontani dal famoso 2%.
«L`obiettivo del 2% è per il 2024 e l`Italia intende continuare su questa strada di responsabilità, tenendo conto anche delle condizioni di crescita del Paese. Ma bisognerà anche trovare un sistema per calcolare il peso delle missioni nell`ambito delle tre c, cioè capacità, cash e contribution, che poi è la presenza nelle missioni. Oggi quest`ultima non viene calcolata, ma dopo gli Stati Uniti, noi e la Germania siamo i Paesi che contribuiscono di più. Questo è stato riconosciuto nella discussione e sia Stoltenberg che Mattis hanno detto che entro il vertice di luglio occorrerà mettere a punto un sistema per misurare la partecipazione alle missioni».
Quali preoccupazioni le sono state espresse sulla continuità della politica estera e di difesa italiana, alla luce delle imminenti elezioni e di un risultato che appare molto aperto?
«La domanda su cosa succederà dopo il 4 marzo è stata fatta da tutti i miei interlocutori. In questi 4 anni abbiamo lavorato in grande sintonia con gli alleati su vari fronti, Nato, difesa europea, coalizione anti-terrorismo. E tutti si chiedono se sarà ancora così. continuità e linearità. E non ci mento del nostro Paese nelle ma i fondamentali di un grani ho detto che su Esteri e Dife- sarà un salto nel buio, che scelte internazionali. Ci po- de Paese non cambiano. E sa l`Italia ha sempre mostrato comporti un altro posiziona- tramo essere accenti diversi, l`Italia è un grande Paese».


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