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Con la riforma dei regolamenti iter più veloce e approfondito - intervista de Il Sole 24 Ore a Luigi Zanda

17 Dicembre 2017




di Emilia Patta

Una riforma, la riforma possibile, in assenza di riforma. La prossima settimana, tra martedì e mercoledi, l`Aula del Senato darà il via libera ai nuovi regolamenti parlamentari con un voto largamente bipartisan, anzi “quadripartisan”. Per questo il capogruppo del Pd Luigi Zanda, che per il suo partito lavora a questa riscrittura dei regolamenti da più di dieci anni, dal 2005, non vuole intestarsene il merito: «Nessun senatore ha il diritto di attribuirsi il merito della riforma. Certamente non io e nemmeno, certamente, il presidente Grasso. Il testo che sta per approdare in Aula è il frutto di una proficua e molto leale collaborazione tra Pd, Cinque Stelle, Forza Italia e Lega. E questo è un valore parlamentare molto elevato perché arriva in tempi di contrapposizione politica accesissima. Ciascuno si è tolto la casacca per lavorare al bene comune». E non si tratta di una riforma da poco, avverte Zanda: «La modifica dei regolamenti del Senato ha un valore riformatore molto alto in termini di rispetto della volontà popolare, qualità dei lavori parlamentari e velocità dell`atto legislativo».
Senatore Zanda, la riforma costituzionale che è stata bocciata dagli italiani il 4 dicembre 2016 mirava tra le altre cose anche a semplificare e a sveltire il procedimento legislativo. In che modo i nuovi regolamenti parlamentari possono andare in questa direzione a Costituzione invariata?
Naturalmente io ho promosso e votato la riforma costituzionale in Parlamento e ho votato sì al referendum, e proprio per questo sono obbligato a tener conto del risultato referendario molto di più di chi ha votato no. Ma devo però dire che tutti i problemi che la riforma costituzionale tentava di risolvere rimangono intatti, a cominciare dagli evidenti limiti del bicameralismo paritario in termini di efficienza ed efficacia della nostra democrazia parlamentare rappresentativa. Da qui l`enorme valore che hanno i regolamenti parlamentari, che possono condizionare in modo molto rilevante i lavori di Camera e Senato. Riguardo alla velocità dell`atto legislativo, vengono dimezzati i tempi degli interventi dei singoli senatori, si introduce il termine di tre mesi entro il quale le commissioni debbono completare il loro lavoro, viene stabilito che le questioni pregiudiziali possono essere poste non più dai singoli senatori ma dal presidente del gruppo o da un decimo dei senatori.
Lei accennava anche alla qualità dei lavori parlamentari…
L`innovazione più importante è che ogni mese due settimane saranno riservate esclusivamente al lavoro delle commissioni, giorni che non potranno coincidere con quelli dedicati all`Aula. Tutto questo va a vantaggio di un esame approfondito in commissione prima che il testo vada in Aula.
Con la riforma si introducono poi elementi che vanno nella direzione della chiarezza: il principale è che il voto di astensione, che ora in Senato equivale a un voto contrario, torna ad essere un vero voto di astensione ossia un voto neutro. Si stabilisce poi che i vice presidenti del Senato, i segretari d`Aula e i presidenti e i vicepresidenti di commissione decadono dal loro incarico se cambiano gruppo parlamentare.
E qui veniamo a una delle principali novità della riforma: il disincentivo a cambiare gruppo e a formare nuovi gruppi parlamentari che non corrispondono al voto espresso dai cittadini. Una “stretta” che arriva al termine di una legislatura che ha registrato il record di formazione di nuovi gruppi parlamentari: Ap, Ala, Gal, Mdp, Autonomie…
È stato calcolato che in questa legislatura i cosiddetti cambi di casacca hanno riguardato complessivamente 600 parlamentari. Conia riforma si introduce
il principio che non si possono formare nuovi gruppi parlamentari se non corrispondono a movimenti politici o partiti che hanno eletto propri rappresentanti alle elezioni. Unica eccezione alla formazione di nuovi gruppi riguarda la fusione di quelli già esistenti. Certo, resta ferma l`assenza di vincolo di
mandato per i singoli senatori prevista dalla Costituzione.
Senatore, la verità: ormai si può dire che lo ius soli non si farà in questa legislatura?
Il Pd lo vuole, io lo sostengo da sempre, ma siamo sul filo di lana. Abbiamo difficoltà sui numeri, né sappiamo se avremo tempo dopo l`approvazione
della legge di bilancio.
E la commissione di inchiesta sulle banche? Crede che produrrà qualche conclusione utile a far luce sulle crisibancarie degli ultimi anni?
È troppo presto per trarre conclusioni. Seguo attentamente i lavori della commissione e purtroppo noto che sul loro andamento pesa la campagna elettorale, come dimostra la violenza dell`accanimento, spesso vile, nei confronti di Maria Elena Boschi.


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