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Naziskin, due silenzi - intervento di Emanuele Fiano su Democratica

01 Dicembre 2017


Della vicenda di Como mi ha colpito il composto silenzio di coloro che si stavano riunendo in quella sala e poi l’assordante silenzio di chi in politica non ha voluto commentare l’episodio oppure lo ha declassato a spunto per una polemica con Renzi

 

Perlomeno, per favore, non scandalizzatevi. Dico a voi, commentatori autorevolissimi di ogni foglio, a voi che avete irriso le nostre denunce e la nostra legge contro l’apologia di fascismo. A voi antifascisti della domenica, quelli che si scandalizzano quel poco che basta per il bon ton. Per poi continuare nell’indifferenza.

Non gridate allo scandalo oggi, dopo l’intrusione a Como di Veneto Fronte Skinhead, se non lo avete fatto in questi anni, non scrivete editoriali preoccupati se prima avete fatto finta di niente, di fronte al radicamento, alla crescita e al fiorire di movimenti fascisti e nazisti in tutt’Europa. Da anni, spesso poco ascoltati, alcuni di noi, del PD e della sinistra, considerati malati di antifascismo, andiamo dicendo la stessa cosa; stiamo confondendo la libertà di espressione con la libertà di propagandare le idee di morte del XX Secolo, stiamo permettendo che i nipotini delle squadracce dell’olio di ricino, gli emuli dei torturatori della banda Muti, o i nostalgici di Goebbels e del manifesto della razza, camuffino con qualche intervista ben fatta, qualche sacchetto della spesa, qualche vestitino ripulito e qualche astuta pagina Facebook ripulita da tracce troppo evidenti, la loro azione culturale e politica pericolosissima.

Perché pericolosissima? L’attuale quadro sociale è figlio di dieci anni di crisi economico sociale che ha aumentato le diseguaglianze, impoverito nuove fasce di popolazione, prodotto fragilità sociali che hanno generato spesso rabbia e disillusione verso politica, partiti e istituzioni; ovviamente non in tutti ma in tanta parte della popolazione che non si riconosce neanche più nei nuovi movimenti politici alternativi al sistema. A questo quadro di per se preoccupante si è aggiunto il fenomeno epocale dell’immigrazione. L’insieme è il miglior terreno di coltura delle peggiori ideologie reazionarie e razziste, che nei ritardi della politica, anche della sinistra, nel perpetuarsi di nodi sociali irrisolti e crescenti, vede crescere uno spazio per chi come loro propone vecchie e terribili ricette; gli slogan sono gli stessi del passato: “Il problema sono gli stranieri, la nostra identità è a rischio, lo Stato non ci garantisce, meglio difenderci da soli…

Il pericolo è lo scivolamento verso un cambiamento delle regole democratiche. D’altronde come altro chiamare ciò che promette Salvini, uno dei candidati premier del centrodestra, che non considera gli skinheads un problema, ma che annuncia “mani libere per i poliziotti” e cancellazione della legge Mancino ed eventualmente della Legge Fiano?

Mi hanno colpito due silenzi, in particolare, della vicenda di Como. Il composto silenzio di coloro che si stavano riunendo in quella sala, un silenzio operoso, di chi fa, senza pubblicità, senza clamore, opere per la cooperazione, per la fratellanza, per la civile convivenza, di fronte alla violenza di una irruzione squadrista e poi l’assordante silenzio di chi in politica non ha voluto commentare l’episodio oppure lo ha declassato a spunto per una polemica con Renzi, peraltro il primo a condannare senza appello e a chiamare tutti a una reazione unitaria.

Il primo silenzio è quello di chi ha imparato dalla storia che all’intimidazione si risponde con il coraggio e alla violenza in democrazia si risponde con il lavoro per la convivenza. Il secondo silenzio è quello che nella storia costituisce il peccato dell’indifferenza o peggio ancora del cinismo politico capace di immaginare lo sfruttamento a proprio favore dei voti altrimenti destinati a disperdersi nella destra estrema.

Non mi rifugerò nella semplice denuncia o nel pensare che nuove e vecchie ideologie pericolose so possano combattere con i divieti. A noi sta innanzitutto la responsabilità della risposta politica, alta, forte.

La dove i conflitti sociali sono più forti, più forte deve essere la nostra presenza, più chiare e rapide le nostre riposte, più profondo il nostro radicamento. Come abbiamo iniziato a fare in questi anni, con le politiche per l’occupazione, per il contrasto alla povertà, per la casa e per la riqualificazione delle periferie.

In politica ogni vuoto si riempie. La scorciatoia estremista e razzista, specie quella neofascista è sempre dietro l’angolo, non possiamo permetterci di dare spazio a ai fascismi.


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