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Progressi nella lotta alle mafie: arresti, confische di patrimoni, leggi più adeguate - intervista di Zona Nove a Franco Mirabelli

25 Luglio 2017

Filo diretto con le Istituzioni dal Senato della Repubblica Luglio 2017



Progressi nella lotta alle mafie: arresti, confische di patrimoni, leggi più adeguate. Le cronache ci hanno raccontato di un’escalation positiva nella lotta alla ‘ndrangheta in particolare. Non ci sono solo le inchieste che hanno disvelato i tentativi della criminalità organizzata di insediarsi nella economia legale, soprattutto al Nord, utilizzando i proventi dello spaccio, le intimidazioni, l’usura e la capacità di offrire denaro per entrare e condizionare le imprese. Ci sono state soprattutto alcune operazioni in Calabria, sulla costiera ionica e a Reggio, che hanno rappresentato un inedito salto di qualità: si colpisce la ‘ndrangheta nei suoi “santuari”, nei luoghi in cui appare onnipotente. A San Luca viene arrestato il boss Giorgi, a Platì Rocco Barbaro e il 4 luglio 116 persone vengono arrestate in un’operazione dei Ros dei carabinieri proprio sulla costiera ionica. Queste operazioni a cui ne andrebbero aggiunte molte altre, assumono un valore simbolico: lo Stato ha la forza, le capacità investigative, gli strumenti e, soprattutto, la volontà per combattere le mafie assestando loro colpi durissimi, ritornando a imporre la legalità anche in territori che le mafie vorrebbero fossero zone franche sotto il loro totale controllo. È un messaggio bello, positivo e importante che è reso possibile dal lavoro di magistrati e forze dell’ordine, dall’impegno di tante associazioni che combattono per la legalità e da Governi che hanno scelto di fare della lotta alle mafie una priorità, un tema decisivo per la nostra democrazia. L’altro fatto importante è l’approvazione in Senato delle modifiche al codice antimafia e, in particolare, delle norme sui beni confiscati. Trentacinque anni fa la Legge Rognoni-La Torre ha cambiato la storia della lotta alla mafia, grazie all’intuizione del Segretario Regionale del PCI siciliano che per questo fu ucciso dalla criminalità organizzata: colpire le mafie là dove erano e sono più sensibili, togliendo loro i patrimoni frutto delle attività criminali. Prevedere quindi di sequestrare subito, preventivamente, i patrimoni per impedire che possano essere nascosti e restituirli ai cittadini riutilizzandoli per fini sociali, civili o di sicurezza. Con questa legge sono stati dati colpi durissimi alla criminalità. Le modifiche approvate al Senato servono prima di tutto per migliorare le procedure, mettere a disposizione delle comunità i beni confiscati in modo più rapido e con più garanzie per evitare illeciti che pure ci son stati nella gestione, ridefinire e migliorare il funzionamento della Agenzia per i beni confiscati, utilizzare al meglio un patrimonio, che grazie alle forze dell’ordine e alla magistratura diventa sempre più grande, costituito da tanti beni mobili e immobili ma anche aziende che, una volta in mano allo Stato, non devono chiudere ma devono continuare a dare lavoro e a funzionare nell’interesse di chi ci lavora senza aver nulla a che fare con le mafie. Mi sono soffermato solo sulla gestione dei beni confiscati ma le modifiche al Codice Antimafia sono diverse e importanti. Dopo l’introduzione del reato di voto di scambio (inteso come voti in cambio di favori) e quello di autoriciclaggio, la reintroduzione del falso in bilancio, la nuova legge anticorruzione e il nuovo codice degli appalti, questa ultima riforma aggiunge un altro provvedimento importante per dare al Paese strumenti più efficaci di contrasto alle mafie .


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