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Senato, Zanda: scambio con Lotti? Offensivo. Basta scimmiottare i populisti - intervista de la Repubblica al Presidente dei Senatori Pd

17 Marzo 2017

Voterò Renzi ma non si insegua l’antipolitica. La commissione sulle banche sotto elezione è un errore


di Goffredo De Marchis

Voterà Renzi alle primarie. «Ma basta stile personalistico». Chiede al segretario uscente, in caso di conferma, un sostegno pieno al governo di Paolo Gentiloni. Pensa a un Partito democratico che non soccomba alla deriva culturale grillina. E fa l`esempio della commissione d`inchiesta sulle banche: «Non si istituisce alla vigilia della campagna elettorale. Diventerebbe il luogo per regolare
conti politici». Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato, parla del congresso dem. Ma a proposito di 5stelle, Zanda è anche in trincea per il voto che ha salvato Minzolini. Con il contributo di alcuni senatori democratici. «Trovo gravissimo – dice che il vicepresidente della Camera Di Maio inviti i cittadini a manifestare in maniera violenta».
Ammetterà che il combinato tra fiducia a Luca Lotti e votazione su Minzolini dà l`impressione di una politica blindata e autoreferenziale.
«No, non lo ammetto. È offensivo che tutti i nostri senatori, senatori come Ichino, Manconi, Mucchetti, Fattorini e Tronti vengano additati come colpevoli di un voto di scambio. Hanno scelto seguendo la libertà di mandato. Nel Pd lo abbiamo sempre fatto, persino sulla riforma costituzionale, sulla legge elettorale, sulle unioni civili. Io e la maggioranza del gruppo abbiamo votato per la decadenza, ma c`era libertà di voto».
Al Lingotto era l`unico assente del quartier generale del Pd. Significa che alle primarie non sosterrà Renzi?
«Voterò Renzi ma questo non è importante. I fatti politici importanti sono due. Primo, il sostegno del Pd al governo Gentiloni e alle misure che prenderà a favore dell`Italia. Secondo, il modo con cui il partito affronterà il voto amministrativo, il voto in Sicilia e, nel 2018, le elezioni politiche».
Teme che il congresso dem possa condizionare la vita dell`esecutivo?
«Gentiloni rappresenta il governo del Pd, dev`essere chiaro. Il congresso e le campagne elettorali non devono distrarci rispetto all`azione dell`esecutivo. Verremo giudicati anche sulla base dei risultati di Gentiloni».
Cosa la preoccupa delle scadenze elettorali?
«Vanno affrontate con uno stile che non sia personalistico. Deve emergere il profilo di un partito compatto e plurale. Intorno al segretario, certamente. Ma il gruppo dirigente va valorizzato. Poi, non bisogna scimmiottare l`antipolitica, dobbiamo invece poggiare il nostro impegno su poche questioni essenziali che interessano i cittadini: Europa, giovani, sicurezza e crescita dell`economia. Su questi obiettivi, a Renzi chiedo di trovare un terreno comune anche con i sostenitori delle altre due mozioni. Se saremo uniti, vinceremo tutti e tre i turni elettorali. Divisi, perderemo».
Crede a un Pd autosufficiente?
«Non lo è. Ha bisogno di una rete di alleanze. Tenendo a mente che siamo un partito di centrosinistra».
Sicuro di stare dalla parte del segretario uscente?
«Sicuro. Renzi ha avuto il merito straordinario di portare, non solo nel Pd, una ventata di novità e ha ottenuto dei successi molto importanti. Ha impedito il pieno dei voti per i 5stelle alle Europee. Ha aiutato economia e occupazione a crescere. È stato riformista nei fatti e non a chiacchiere. Il punto debole è il partito. Poco ascolto e poca voglia di dialogo con chi la pensa diversamente. Detto questo, nulla può giustificare la scissione. Ha ragione Prodi: nello strappo prevale sempre l`aspetto personale».
Dove vede il pericolo di scimmiottare l`antipolitica?
«Penso a un fenomeno di fondo. C`è il rischio che la democrazia italiana venga egemonizzata culturalmente dai grillini, dal loro populismo antieuropeo e giustizialista. Un grande partito come il Pd non può cadere in questa trappola».
A che pensa?
«Alla commissione d`inchiesta sulle banche. Quando parliamo del risparmio degli italiani, occorre fare attenzione. Il sistema bancario italiano ha molti problemi…».
Quindi una commissione ci sta.
«Sì ma non adesso. Non in campagna elettorale. Verrebbe usata per regolare conti politici e non per cercare la verità e proteggere il risparmio. Sono in corso almeno 12 indagini giudiziarie su istituti di credito. Se vogliamo la verità, lasciamo lavorare i magistrati e non sovrapponiamo una commissione parlamentare. Sono in corso anche diverse importanti operazioni di salvataggio che vanno concluse con successo, e non penso solo a Mps. La commissione può partire la prossima legislatura».


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