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Olimpiadi, la parola ai romani. Raggi promuova il referendum - intervento sull'Huffington Post del vice presidente del Parlamento europeo David Sassoli

19 Settembre 2016

Un tassista che ha votato per il sindaco Raggi mi spiegava l'altro giorno che Roma non ha bisogno delle Olimpiadi. "Sarebbero una jattura e non risolverebbero nessun problema", diceva mentre ci spostavamo da Prati a Flaminio. "E poi vede che traffico? Bastano due gocce di pioggia e va tutto in tilt figuriamoci se ci fossero i lavori per le Olimpiadi cosa accadrebbe. E guardi che strade, che marciapiedi...". A lato del finestrino cassonetti traboccavano di plastiche e cibi avanzati. Uno spettacolo che ritrovi in centro e in periferia, da Roma nord a sud. Il tassista, però, con quel gusto molto romano della provocazione non si voleva accontentare di esprimere opinioni facendo finta di parlare fra sé e sé, ma voleva sentire come la pensassi. "E poi è tutto un magna magna, se arrivassero quei soldi chissà che pappate". Non volevo dargliela vinta e ho aspettato un po'. Tanto eravamo fermi nel traffico e non ci correva dietro nessuno. Poi ho chiesto: ma se si ha paura di amministrare e dunque di gestire denari perché ci si candida a fare il sindaco di una città?

"Ahò, ma pure Monti disse no alle Olimpiadi...". Ma lui non era il sindaco. E se il governo ti dice che non è in grado di fare investimenti, che siamo al default e non ha i soldi ok, ne prendi atto e magari lo ringrazi pure. Ma se il governo dice che ti aiuta, ci mette i soldi e gli strumenti per amministrarli perché rifiutare?

Passo passo attraversiamo il Tevere. I quattrini delle Olimpiadi potrebbero essere utili da queste parti. 
Guardi come è ridotto lo stadio Flaminio - faccio notare - quei soldi potrebbero far comodo per ristrutturarlo.

La scena è desolante. Crepe e erbacce stanno minando un monumento dell'architettura contemporanea di grande valore, firmato dall'architetto Nervi, e utile alla città. Le nuove norme del Cio, dopo i giochi di Pechino e Sochi, prescrivono di utilizzare i fondi sopratutto per ristrutturare e riqualificare, portare impianti in periferia, evitare il gigantismo di infrastrutture faraoniche. E Roma ha bisogno di tutto questo. Ma se si ha paura dei soldi come si può risollevare una città così malridotta? Domande, domande...

Di conversazione in conversazione, mi sono convinto ormai che in città domande e risposte, repliche e contro repliche non riescono più a riacciuffare il filo di una riflessione serena sulla candidatura ai giochi olimpici. Anche il tassista non molla di un centimetro e quando ci salutiamo non trova altro da dire, "mah, comunque, speriamo in meglio". In meglio cosa, mi viene da rispondere se allo stato comatoso in cui versa la città si preferisce fare spallucce e rinunciare?

Il tema dei giochi olimpici a Roma è ormai argomento ideologico, al pari del Ttip, della Tav e delle trivelle. Nessuno smuove nessuno. Ma di che ideologia si tratta? Essere favorevoli o contrari dovrebbe essere la conclusione di una riflessione accurata sulle compatibilità, i progetti, le regole. Invece, meglio rifiutare. Molto meglio costruirsi il proprio mondo e guardarlo da un oblò. Roma, e non per colpa di Virginia Raggi, ha bisogno di tutto. Il suo futuro è compromesso e di sicuro non saranno i giochi olimpici a risollevare le sorti di una città non amministrata da molti anni dove hanno scorrazzato barbari, ladri, illusionisti e dilettanti allo sbaraglio.

Le Olimpiadi potrebbero - dico potrebbero - essere un aiuto, una boccata d'ossigeno per riqualificare aree dismesse, investire su impianti a misura d'uomo e eco-sostenibilità, manutenzioni, strutture per sterminate periferie - Ostia è sette volte Siena - che non hanno niente, riqualificazione di impianti che vanno in pezzi, interventi su strade da troppo tempo in attesa di essere ampliate. Potrebbe essere l'occasione per dare il via ad un piano strategico della città che guardi ai prossimi venti, trent'anni e a cui far partecipare professionisti, università, centri di ricerca. Da costruire c'è poco, da ristrutturate tantissimo. Perché dire no? Perché non siamo capaci di imporre trasparenza oppure perché non ci serve niente? Il budget olimpico per il momento è di 5,3 miliardi, di cui 1,7 stanziati dal Comitato olimpico. Il dibattito dovrebbe essere sulle cose da fare, non sul fatto che è meglio non fare niente. Per la nuova amministrazione di Roma poi, potrebbe essere l'occasione per sfidare il governo a investire sulla città e sostenere il suo rilancio. Anche il Comune avrebbe le chiavi dei giochi 2024.

Il mio amico tassista resta convinto che ci riprenderemo "perché tanto a Roma ci vogliono venire tutti". Mentre lo saluto mi viene in mente un reportage di Chinanews di qualche anno fa, in cui economisti e analisti cinesi sostenevano che il futuro dell'Italia era di diventare un grande parco divertimenti per turisti asiatici.

Grillo, super e mini direttori hanno detto la loro. E i romani? Ecco, cosa il sindaco dovrebbe fare. Far decidere ai romani di che morte vogliono morire. E invece di rafforzare ideologie che non sono ideologie ma virus nichilisti, i nuovi inquilini del Campidoglio dovrebbero fare quello che hanno sempre promesso: promuovere un referendum e dare la parola ai romani. Se dev'essere democrazia diretta, lo sia per davvero. C'è lo strumento per convocarlo, il tempo per farlo e alla paura di amministrare il sindaco Raggi non aggiunga la paura nella democrazia.


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