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Salone Libro, Fassino: "Da Aie scorrettezze e bugie"

28 Luglio 2016


"La motivazione (del divorzio,ndr) sarebbe la condizione di precarietà del Salone - ha detto Fassino - quando è noto a tutti che nel 2015 si è lavorato in presenza di una situazione di esposizione finanziaria difficile del Salone per dargli solidità sia risanando quell'esposizione finanziaria, sia allargando l'assetto societario con l'ingresso del Miur, del Mibact e di Intesa Sanpaolo". "Quindi, il presunto contesto di precarietà che avrebbe indotto gli editori a scegliere Milano è un'invenzione", ha affermato Fassino ricordando anche il successo dell'ultima edizione della kermesse. Fassino ha poi ricordato come il predecessore di Motta nella Fondazione Marco Polillo, come rappresentante degli editori Aie, avesse smentito "categoricamente" l'ipotesi di un trasferimento a Milano del Salone del Libro. "Questo rende evidente il comportamento scorretto davanti al quale ci siamo trovati", ha osservato Fassino. Fassino ha poi ricordato che la scelta del Lingotto non è stata fatta perchè "qualcuno ha voluto favorire qualcuno", ma che si tratta di una scelta che va avanti da 30 anni che ha attraversato più amministrazioni e che il Lingotto soprattutto è l'unica struttura fieristica espositiva della città che alle strutture di Gl Ebents si somma il Centro Congressi Fca. Insomma uno spazio unico in città. Infine un'ultima considerazione sulla querelle con Milano. "Questa vicenda - ha detto Fassino - introduce una ferita non facilmente rimarginabile nei rapporti tra le due città, ed è del tutto evidente un sentimento di fastidio quando non di irritazione che nella nostra città c'è per quanto è accaduto a Milano". "Detto questo nei passaggi difficili bisogna far prevalere la lucidità - ha aggiunto Fassino - Torino e Milano sono due città sempre più complementari", dalla cultura, all'università, all'alta velocità, alla presenza come azionisti, attraverso le Fondazioni, nelle due grandi banche Intesa-Sanpaolo e Unicredit. "il rapporto tra queste due città è ineludibile - ha detto Fassino - ed è grave quanto è avvenuto. Non ci si è resi conto della ferita che si produceva e delle difficoltà e degli ostacoli che si propongono nel momento in cui bisognerebbe lavorare non a favorire delle conflittualità competitive che non servono a nessuna delle due città, ma a costruire una complementarietà e interdipendenza sempre più necessaria per lo sviluppo delle due città. Nonostante quello che è accaduto Torino deve continuare a lavorare come si è fatto in questi anni in questa direzione".


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