Registrati

Privacy

Informativa ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. La raccolta e il trattamento dei dati sono effettuati limitatamente ai fini connessi alla gestione operativa e amministrativa del servizio. I dati sono trattati con strumenti informatici e telematici e non saranno comunicati a terzi. Il titolare del trattamento è AreaDem.
* Acconsento al trattamento dei miei dati personali
Log in

 
Registrazione al sito - Login al sito

Senza riforme finisce la mission del governo – intervista de Il Sole24Ore al capogruppo del PD alla Camera Ettore Rosato

21 Giugno 2015



«Questo è un governo nato per fare le riforme, non solo quelle istituzionali ma anche per esempio quelle del lavoro, della pubblica amministrazione e della giustizia, rivendendo sia il codice civile sia il codice penale... Tutte riforme che entro l’anno saranno approvate, anche se gli effetti si vedranno nei mesi successivi. Così come anche i risultati del Jobs act, già approvato, si cominciano a vedere ora. Si tratta di riforme necessarie ad agganciare in modo duraturo la ripresa economica, e per questo occorre inevitabilmente stabilità di governo. A questo proposito credo che ci sia la necessità di un’alleanza forte tra l’esecutivo e chi in questo Paese produce lavoro. Una sorta di complicità, di condivisione delle scelte con imprenditori generosi e coraggiosi in un dialogo costante con le forze sociali».

Avanti con le riforme, dunque. Non c’è alternativa al cambiamento. Il neo capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato riceverà presto i dossier caldi della scuola e delle riforme costituzionali, che prima dovranno però passare le forche caudine del Senato dove i numeri sono notoriamente a rischio (la maggioranza si regge su 9 teste mentre i dissidenti del Pd sono una ventina). E se ci fosse un intoppo? Se il percorso riformatore dovesse interrompersi? «Se si interrompesse questo percorso verrebbe meno il patto che abbiamo stretto con gli italiani, ossia cambiare finalmente questo Paese dove l’immobilismo ha bloccato per anni i tentativi riformatori. Le riforme sono la missione di questo governo, se non riusciamo a farle non ha senso continuare».

Presidente Rosato, la prima difficile prova che attende la Camera sarà il Ddl “Buona scuola”. Ce la fate in tempo per garantire le assunzioni dei 100mila precari per il prossimo anno scolastico? Metterete la fiducia anche a Montecitorio?

Escluderei la fiducia alla Camera. In Senato, visto l’ostruzionismo, probabilmente sarà necessaria. Riuscire a far partire le assunzioni da settembre è esattamente l’impegno che la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini si è presa, con il premier e con noi.

E la riforma costituzionale, riuscite ad approvarla anche alla Camera entro la pausa estiva? Così si potrebbe celebrare il referendum nel giugno 2016 accorpandolo al voto nelle grandi città.

Nessuno ha mai pensato di poter approvare la riforma del Senato e del Titolo V anche alla Camera nelle prossime cinque settimane, è tecnicamente impossibile. Ora dobbiamo concentrarci sul passaggio del Senato, che considero il punto finale e conclusivo di questa prima doppia lettura. Il referendum confermativo arriverà alla fine del percorso, non si tratta di fare una corsa per guadagnare un mese in più o in meno. Il traguardo della legislatura resta il 2018.

Sulla riforma costituzionale bisognerà introdurre qualche modifica per venire incontro alle richieste della minoranza del Pd, visti i numeri in Senato. C’è già un’idea di compromesso?

Il compromesso lo lasciamo naturalmente al dibattito del Senato. Quello che posso dire è che noi non facciamo le riforme per accontentare un pezzo del Pd ma perché servono al Paese.

Eppure la minoranza più radicale del Pd chiede modifiche profonde al Ddl Boschi, come la reintroduzione del Senato elettivo con relativa indennità propria del senatori.

Questa soluzione possiamo escluderla nella maniera più assoluta.

Nell’ultima direzione del Pd lo stesso Matteo Renzi ha detto che chi non vota la fiducia al governo si mette da solo fuori dal partito. Cambierà qualcosa alla Camera, dove il mese scorso in 26 non hanno votato la fiducia sull’Italicum?

Alla Camera siamo 309 persone coinvolte in un progetto, ognuno con le sue specificità e le sue idee. Siamo un grande partito plurale. Vero che ci sono stati episodi duri, ma io lavoro affinché non ci siano più atti di rottura. Quanto al non votare la fiducia, come ho sempre detto si tratta di un sfregio grande.

Pensa che la nascita della corrente della minoranza dialogante, “La sinistra è cambiamento”, può aiutare i gruppi parlamentari e il partito a ritrovare l’unità?

Certamente. La fotografia uscita sui giornali di Matteo Mauri con Maurizio Martina, Cesare Damiano, Paola De Micheli, Micaela Campana ed altri è la fotografia di un pezzo importante del gruppo che ha sempre lavorato in squadra, in una posizione di legittima opposizione interna ma leale al governo.

Quali sono secondo lei le cause del risultato deludente per il Pd in questa tornata amministrativa?

Intanto voglio ribadire che alle elezioni regionali il Pd ha ottenuto un buon risultato. Chi guarda fuori dall’Italia sa che cosa succede negli altri Paesi nelle elezioni di mid term: noi abbiamo vinto in 5 regioni su 7 e ne amministriamo 17 su 20. Certo, siamo stati delusi dai ballottaggi delle comunali. E colpisce che in alcune situazioni la destra e il M5S si siano alleati contro di noi: il caso di Gela è emblematico.

Non è che è stato lasciato troppo spazio alle primarie locali? Vanno abolite?

Le primarie secondo me sono uno strumento e non il fine, e come strumento vanno utilizzate: quanto servono.

Il sindaco di Roma Ignazio Marino si deve dimettere?

Marino sta lottando da mesi per riportare Roma ad una condizione di normalità e di legalità. Deve utilizzare tutte le energie per amministrare bene la città.


Commenta... oppure


torna su

Agenda

DoLuMaMeGiVeSa
1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31

Rassegna stampa