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Pinotti: non esiste un'invasione dell`Is ma serve un intervento urgente - intervista al ministro della Difesa de la Repubblica

19 Febbraio 2015




di Monica Rubino


Un cambio di passo sulla crisi in Libia: la richiesta di una soluzione politica si fa più urgente. Lo ha ribadito ieri il ministro della Difesa Roberta Pinotti al videoforum di Repubblica Tv. «La soluzione deve essere politica - ha spiegato. E` stata proprio l`Italia a porre all`Occidente il problema della Libia, un paese fuori controllo da tempo».

La situazione interna è complicata e il Califfato avanza. È il terrorismo che si fa stato?

«In Libia adesso non c`è l`invasione dell`Isis, si può parlare di infiltrazione, soprattutto a Derna, città dove il fondamentalismo islamico era più forte già ai tempi di Gheddafi. A Sirte ci sono infiltrazioni significative. A Tripoli l`attentato di gennaio all`Hotel Corinthia ha segnato uno spartiacque: dal quel momento i libici sono diventati più consapevoli rispetto alla reale minaccia rappresentata dallo Stato islamico».

La chiusura dell`ambasciata italiana è un segnale di resa?

«L`Italia è stato l`ultimo Paese a chiudere la propria sede diplomatica in Libia. E lo ha fatto per motivi di sicurezza, i rischi si sono elevati al punto che la nostra presenza non era più utile, anzi l`ambasciata poteva diventare un bersaglio».

La prima riunione ieri del consiglio di sicurezza dell`Onu indica che la diplomazia sta accelerando?

«La convocazione richiesta da Francia ed Egitto è stata sostenuta con forza anche dall`Italia. Senza un quadro di legittimità internazionale, intervenire in Libia non è possibile. La diplomazia lavora da mesi ma ci sono lentezze, mentre abbiamo davanti a noi un quadro che richiede interventi urgenti».

Come valuta l`ipotesi di inviare Romano Prodi come mediatore?

«Noi appoggiamo Bernardino Leòn ( attuale inviato Onu, ndr. ) ma siamo consapevoli che c`è la necessità di salire di livello. Le scelte sugli uomini saranno condivise. Prodi sarebbe una persona centrale. Stiamo lavorando affinché l`Italia abbia un ruolo da protagonista nelle trattative diplomatiche». Più tardi, una precisazione su Twitter: «Prodi figura importante, ma il Governo si muove con efficacia e autorevolezza su piano internazionale».

In primo piano c`è anche il problema degli sbarchi...

«Premesso che ho creduto fino in fondo in "Mare Nostrum", penso che l`Italia da sola non possa accollarsi i costi del controllo dei flussi. Il vero nodo è come fermare le partenze. In Libia la situazione è fuori controllo e si è formata un`associazione di scafisti, ché causano l`aumento dei barconi diretti verso l`Italia. Ci vuole un accordo, così come aveva fatto Massimo D`Alema con l`Albania o come abbiamo fatto in Tunisia, dove il pattugliamento delle coste funziona. Ma finché in Libia non si ha un interlocutore preciso, con chi trattiamo?».

A che punto è il programma sugli F35?

«Per ora è sospeso. I 90 aerei non sono stati né confermati né disdetti dall`Italia, perché il Parlamento non ha scelto di uscire dal programma, ma ha stabilito solo che il costo complessivo per le casse dello Stato debba essere dimezzato. La spesa ipotizzata inizialmente era di 14 miliardi di euro. Io ho ridotto il budget di un terzo».


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