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Globalizzati anche i conflitti – intervista di ItaliaOggi al responsabile Sicurezza del Pd Emanuele Fiano

13 Gennaio 2015



È un esponente della comunità ebraica italiana, Emanuele Fiano, 51enne, milanese. Ed è anche, da sempre, un uomo di sinistra, prima nei Ds e poi nel Pd, di cui oggi è parlamentare. A Parigi, gli israeliti francesi sono finiti nel mirino nella due giorni di terrore della scorsa settimana, è hanno pagato un alto tributo di sangue, anche se forse non se ne è parlato abbastanza.

Fiano, siamo di nuovo dentro la spirale del terrore. Che cosa ha pensato in questi giorni?

«Intanto che la globalizzazione riguarda le merci e la politica ma anche i conflitti. Che non sono un teatro solo, il quadrante mediorientale. C`è una questione dell`Islam dentro la casa stessa dell`Europa e non solo ai confini dei Paesi che sono teatri di guerra sul campo. E poi c`è una seconda questione...».

Quale?

«Quella nell`Islam stesso, o meglio in una parte di esso, ed è una questione irrisolta di rapporto con i valori che sono i pilastri su cui abbiamo fondato la civiltà occidentale».

Che cosa in particolare?

«Mi ha colpito molto un filmato in cui si vedono quelli di Boko Haram, gli islamisti nigeriani che, nei giorni scorsi, pare che abbiano fatto una strage di oltre 2mila persone».

E che cosa si vede?

«Si vedono questi armati che, dinnanzi a un villaggio, fanno proclami agli altoparlanti, rivolgendosi alla popolazione. Se la traduzione è corretta, mettono gli abitanti dinnanzi a un bivio: o state dalla parte dell`Islam e di Ma- ometto, si dice loro, o state dalla parte delle democrazia, cioè del male, e sarete uccisi. Fra l`Islam e la democrazia, si dice esplicitamente, non c`è alcuna compatibilità».

E molto chiaro, direi...

«Ovviamente non è il solo Islam esistente. C`è anche quello di una parte delle primavere arabe, seppure dall`esito incerto. Di gente che ha chiesto democrazia e cercato di abbattere i tiranni. Ma resta la scelta antidemocratica, illiberale e violenta di molti altri».

Di cosa ci sarebbe bisogno in quel mondo?

«Di una cosa abbastanza semplice, pur nella drammaticità. Ossia di un processo di secolarizzazione che le altre religioni hanno vissuto nei secoli scorsi, raggiungendo il suo apice simbolico nella Rivoluzione francese. Attenzione, non sto dicendo che c`è una superiorità: dopo i Lumi abbiamo avuto anche altre guerre e la Shoa, figurarsi».

Nell`Islam la secolarizzazione è di là da venire...

«Noí occidentali abbiamo maturato l`idea di una separazione fra Stato e Chiesa, mentre nel mondo musulmano è ancora totalmente in corso. D`altra parte troverei, riduttivo dire quello in atto è uno scontro fra Islam e Occidente...».

Perché?

«Perché abbiamo dimenticato troppo in fretta il terribile eccidio dei bambini pakistani in quanto figli di militari: erano musulmani anche loro come le loro famiglia. E poi ci sono le moschee sciite abbattute con le ruspe dai sunniti dell`Isis. Insomma, di questo terrore sono spesso vittime anche gli stessi musulmani».

Nei giorni scorsi, specialmente a sinistra, mi è parso che ci sia stata un`ansia di negare che questa ripresa terrorista c`entri con l`Islam. Lei, uomo di sinistra, ci dica come si affronta questa crisi politica.

«Un`antica ricetta, di sinistra e sempre valida, è quella sociale. Questi nuovi terroristi vengono dalle banlieues anche perché non siamo capaci di risolvere i problemi sociali sul terreno».

Che significa?

Significa che se noi lasciamo fiorire il disagio e il contrasto, se per esempio a Milano lasciamo spazio alle occupazioni abusive da un lato, dove non a caso la giunta di Giuliano Pisapia sta intervenendo, e all`esclusione e alla marginalizzazione dell`altro, creiamo le condizioni perché questi fenomeni attecchiscano. La repressione militare, securitaria, non basta. Si deve, per esempio, investire sulla scuola, che è il luogo dove, per esempio, certi principi inculcati da genitori fanatici possono essere sovvertiti».

C`è anche una questione legata all`immigrazione?

«Certo, e che vede l`Europa clamorosamente assente. Anche se, a chi ci dice che abbiamo abolito il reato di clandestinità, faccio notare che i terroristi di questi giorni erano franco-algerini di terza generazione, non immigrati da qualche mese. L`infiltrazione di terroristi coi barconi mi pare francamente una sciocchezza. Un problema vero è, invece, quello di chi, dall`Italia, vada a combattere in teatri di guerra, il fenomeno dei "foreing fighters"».

E lei che cosa farebbe?

«Sono molto netto: non è accettabile che, chi è nato o viva qui, vada a fare guerre sante in giro per il mondo e poi se ne torni qui come se nulla fosse».

La Lega e altre forze tornano ad additare il rischio insito nelle moschee...

«Dobbiamo difendere la libertà di culto ma contrastare chi non crede nella libertà. Ma bisogna anche ragionare: se non si danno soluzioni a decine di migliaia di persone che vogliono professare la loro religione, qualcuno si sostituirà allo Stato. Magari sarà la filantropia islamica legata a questo e o quello Stato estero e, verosimilmente, se ne propaganderanno le posizioni politiche. Non avremmo alcuna capacità di controllo».

Forse un concordato, un`intesa come hanno le comunità ebraiche, sarebbe una soluzione ragionevole...

«Sotto il governo di Giuliano Amato, nel 2000, ci si era provato, ma era mancata la rappresentanza delle comunità islamiche, divise fra loro, con alcune associazioni che avevano legami storici coi Fratelli musulmani».

Edward Luttwak, che ho intervistato l`altro giorno, poneva il problema di un certo islamismo bifronte che nega di sostenere l`Iris ma che poi si schiera coi palestinesi di Hamas, nel cui statuto è prevista l`eliminazione degli ebrei. Lei che ne pensa?

«L`ho detto e scritto chiaramente: non è più il tempo del relativismo, o si accettano i principi nati in Occidente, o non si accettano. Anche se sei nato con un`altra religione, quei pilastri sono invalicabili e non ci può essere discussione. Dopodiché...».

Dopodiché?

«Tutto ciò non mi porta a essere contro l`interculturalità, non trovo cioè accettabile che si protesti per la presenza di bambini islamico in una scuola».

Senta, a Parigi sono stati nuovamente attaccati gli ebrei. E lo si è quasi taciuto.

«È vero. Ed è stato doppiamente un errore. Innanzitutto perché il carattere antisemita di questi atti non può essere ignorato e poi perché quella supemarket kosher (cioè di cibi prodotti secondo la tradizione ebraica, ndr) è un simbolo positivo».

Vale a dire?

«Chi mangia kosher in un Paese prevalentemente cristiano, vuol mantenere la propria identità ma si integra. Quel locale è il simbolo di chi vuol mantenere la propria tradizione, il proprio credo, e condividere le regole della convivenza».

In questi giorni la Lega, col proprio leader Matteo Salvini, ha - cavalcato pesantemente i fatti francesi. Si aspettava un atteggiamento più distaccato, più responsabile, vista la gravità dell`ora?

«Conosco Salvini da anni, abbiamo cominciato assieme in consiglio comunale a Palazzo Marino e non mi ha stupito affatto. È un politico cinico e calcolatore».

Capitalizzeranno dei consensi?

«Temo proprio di sì, in Italia (e lo conferma, in questo stesso numero di Italiaoggi, il sondaggio esclusivo di Lorien Consulting, ndr) e in Europa. Ma alle proteste leghiste e di certe destra io obietto soprattutto che, quando hanno governato, non hanno mai risolto í problemi che ora agitano».

Per esempio?

«Lei ricorda politiche neocon dei governi dí George Bush che abbiano sortito effetto a questo riguardo? E con Sarko all`Eliseo non si sono rivoltate le periferie? Con Josè Maria Aznar dei marocchini integrati misero le bombe ai treni. Oppure, la Lega è stata col centrodestra al governo nazionale, in Lombardia, in Veneto, a Milano. Hanno fatto qualcosa di efficace al riguardo? Non mi pare».

Sull`immigrazione, Roberto Maroni ricorda spesso gli accordi con i Paesi nordafricani...

«Sì, dicono sempre di aver fatto i patti. Dopo quei patti, furono abbattuti i regimi che li avevano stipulati. No, guardi, la politica populista è capace solo di parlare alla pancia della gente e, in questo, ha successo. Ma poi non hanno ricette per risolvere i problemi».


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