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UE: Sereni, sei mesi utili all’Italia e all’Europa

19 Dicembre 2014

La vice presidente della Camera: bicchiere mezzo pieno, non per accontentarsi ma per andare avanti

“Bicchiere mezzo pieno: non certo per accontentarsi ma per andare avanti. Così, una classe dirigente che si rispetti, dovrebbe valutare il semestre italiano di presidenza in Europa. Leggo invece commenti che, con malcelata soddisfazione, si preoccupano di mettere in luce soltanto i punti di criticità”. 

Così la vice presidente della Camera, Marina Sereni.  

“L'unico dato certo, verificabile, è che il Consiglio Europeo a Bruxelles ieri si è concluso con l'approvazione del Piano Juncker, che punta a 300 miliardi di investimenti e autorizza gli Stati membri a mettere fondi che non verranno computati ai fini del Patto di Stabilità – continua -  I limiti del piano erano e sono noti ma sta di fatto che dopo molti anni si è tornati a prendere misure per la crescita principalmente per merito dell'Italia. Tanto il Presidente Renzi è consapevole della parzialità di questo risultato che abbiamo riproposto il tema, più generale, dello scorporo di tutte le spese di investimento dal calcolo dei parametri europei in materia di disciplina di bilancio. Non abbiamo avuto un assenso ma neppure un diniego e abbiamo ottenuto che di tornare sul punto a gennaio”.  

“Intanto, proprio mentre l'Istat ci dice che si registra qualche segnale positivo nell'industria, è appena iniziato il confronto a palazzo Chigi tra parti sociali e governo sui decreti attuativi del Jobs act.  Non è una trattativa perché la riforma è già legge, ricorda il ministro Poletti, ma l’esecutivo sta ascoltando le istanze e le sollecitazioni che arrivano da sindacati e imprese. Ieri il presidente della commissione Ue, Juncker, intervistato da Sky, aveva detto: ‘ho fiducia nel governo italiano, farà le riforme’, se avesse detto il contrario si sarebbe meritato la prima pagina dei quotidiani nazionali, ma visto l’apprezzamento, è finito in un inciso di informati retroscena”.

Si potrà fare sempre meglio – conclude -  ma questi sei mesi, a Bruxelles e a Roma, non sono passati invano”.


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