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Milano, ora serve l’Agenzia per la casa - di Franco Mirabelli da Europa

29 Novembre 2014

Bisogna sbloccare al più presto i fondi (500 milioni) stanziati dal recente decreto sull’emergenza abitativa proprio per finanziare le piccole manutenzioni che devono rendere abitabili le migliaia di alloggi pubblici vuoti



I fatti di questi giorni, le tensioni sociali e le violenze a cui abbiamo assistito confermano che l’emergenza abitativa richiede risposte in tempi rapidi.

Bisogna sbloccare al più presto i fondi (500 milioni) stanziati dal recente decreto sull’emergenza abitativa proprio per finanziare le piccole manutenzioni che devono rendere abitabili le migliaia di alloggi pubblici vuoti. Bisogna consentire a chi è in graduatoria – se è disponibile – di entrare nell’appartamento assegnato, chiedendogli di farsi carico in proprio degli interventi necessari ma di farlo sapendo che i costi sostenuti, comunque, saranno poi scomputati dagli affitti futuri.

Serve, inoltre, realizzare al più presto l’agenzia per la casa – che utilizzi i fondi stanziati – per far incontrare la domanda abitativa di chi è stato sfrattato o non ha redditi né casa, con un’offerta che deve essere costruita guardando anche fuori dalle case popolari, per esempio garantendo i proprietari privati rispetto al pagamento dei canoni o realizzando convenzioni con il no profit e la cooperazione.

Serve, insomma, una risposta urgente e significativa all’emergenza casa e al problema sociale ad essa collegato. Per questo abbiamo presentato una interrogazione al governo con cui si chiede che vengano fatti subito i decreti attuativi che consentano di impiegare rapidamente i soldi (complessivamente un miliardo) stanziati per i diversi interventi.

Il Comune di Milano, intanto, sta lavorando per far nascere l’agenzia e sistemare altre centinaia di appartamenti di sua proprietà. L’emergenza abitativa, però, non giustifica le occupazioni abusive e le illegalità che tolgono a chi ne ha diritto la possibilità di avere una casa pubblica. Ancor meno sono giustificabili le violenze di chi strumentalizza il dramma del bisogno per alimentare conflitti, divisioni e, appunto, illegalità.

A questi soggetti, a chi aggredisce le forze dell’ordine e le istituzioni difendendo un presunto diritto ad occupare, va data una risposta forte perché è un problema di ordine pubblico che va affrontato come tale. Occorre impedire nuove occupazioni, garantire un intervento più tempestivo ed efficace per bloccare quelle in flagranza e, quando è possibile, intervenire subito senza bisogno di atti giudiziari.

Ancora, occorre affrontare il problema dell’abusivismo nella sua complessità, sapendo che anche tra coloro che vivono da anni senza diritto nelle case popolari ci sono situazioni di bisogni diverse tra loro. Per questa ragione, l’intervento delle istituzioni non è e non può essere quello di lanciare inutili proclami (come ha fatto Regione Lombardia) o mostrare inutilmente i muscoli, facendo sentire migliaia di famiglie in pericolo. Così facendo, si alimentano solo inutili tensioni e non si risolve nulla.

Serve, invece, impedire nuove occupazioni e sgomberare prima di tutto gli occupanti abusivi che portano nei quartieri illegalità, degrado e rendono la vita difficile alle persone per bene. Queste sono le priorità che ha assunto il Comune di Milano in accordo con la Prefettura e che saranno realizzate da una task force creata appositamente per verificare le situazioni quartiere per quartiere ed intervenire di conseguenza. Una scelta giusta e concreta, questa, che può davvero migliorare le cose e che si distingue dalle strumentalizzazioni inutili di chi, come la Lega, da 15 anni governa Aler e Regione Lombardia, abbandonando al degrado interi quartieri.

Nei giorni scorsi la commissione nazionale antimafia, di cui faccio parte, è stata a Milano per verificare la situazione delle occupazioni abusive e, soprattutto per accendere un riflettore sul rischio che ci possa essere un terreno fertile per le mafie nei quartieri popolari. In alcuni quartieri, infatti, ci sono poche famiglie o piccole organizzazioni (italiane o straniere) che gestiscono anche il racket delle occupazioni abusive che cercano con minacce e intimidazioni di controllare il territorio e che creano un terreno fertile per l’illegalità.

Le relazioni che ci sono state presentate hanno mostrato un quadro preoccupante, di cui molti di noi erano consapevoli, ma che racconta di una diffusione allarmante di questi fenomeni in tanti quartieri. Anche le recenti minacce di cui sono troppo spesso oggetto le persone che nelle istituzioni e nei comitati si battono per il decoro e la legalità nei quartieri, raccontano di un fenomeno che non può più essere sottovalutato e su cui serve uno sforzo di contrasto che veda tutti collaborare, ognuno per la propria parte.

Innanzitutto, va sottolineato che l’illegalità trova terreno fertile dove ci sono degrado e vandalismi, dove la mancanza di manutenzioni e di cura dei quartieri contribuiscono al crescere di una sensazione di solitudine e di abbandono. Tanti cittadini, anche nei nostri quartieri, si impegnano a difendere e curare gli spazi comuni ma non devono essere lasciati soli: serve investire sulle manutenzioni e garantirle in tempi rapidi. Come avrebbe detto un sindaco newyorkese del passato: «Non consentire che ci siano vetri rotti a simboleggiare incuria e abbandono».

In secondo luogo, credo che il lavoro fatto in occasione della presenza dell’antimafia a Milano, debba accelerare le iniziative della magistratura e delle forze dell’ordine per allontanare, o meglio sradicare, dai quartieri chi impedisce, in alcune realtà, a tante persone perbene di vivere liberamente e senza paure.

Insomma, il problema delle occupazioni è grave e non può essere tollerato ma non può far passare in secondo piano la situazione di illegalità che spesso, ma non sempre, coincidono con l’abusivismo e che in troppi quartieri costringono le persone perbene a rinchiudersi in casa.


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