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Rosato: prima della nomina il candidato prescelto dovrà impegnarsi per la sdemanializzazione del Porto Vecchio di Trieste

14 Novembre 2014

Fonte:Il Piccolo di Trieste

Una nave nel porto di Trieste

«Gli enti locali hanno fatto tutti delle scelte di ottima qualità». E certo enti locali sono Comuni e Provincia, non la Camera di commercio che è un ente pubblico economico. Ettore Rosato ovviamente lo sa bene, ma a fargli questa osservazione preferisce citare Antonio Gurrieri, il candidato camerale, come «un professionista, una persona che conosce i problemi del Porto e ha le caratteristiche richieste dalla legge per essere inserito nella terna». Il punto che il deputato del Pd, nei giorni (settimane, meglio) di attesa sul futuro vertice dell’Autorità portuale, vuole toccare è invece un altro. Lui la definisce «una precondizione».

Ed è questa: «Mi aspetto che il candidato alla guida dell’Authority, quando venga individuato, abbia in precedenza concordato con la presidente della Regione il proprio impegno per il Porto Vecchio, e lo abbia dichiarato pubblicamente». Laddove l’impegno è quello di agire tenendo ben presente l’obiettivo: «Porto Vecchio va sdemanializzato e trasferito al demanio della Regione o del Comune». Nella sdemanializzazione, ricorda Rosato, Debora Serracchiani crede.

Questo dunque il capitolo che il deputato rilancia nella partita per la presidenza dell’Authority. La terna entro la quale il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi dovrà nominare - d’intesa però con il presidente della Regione - il successore di Marina Monassi, il cui mandato scade a gennaio, è costituita come noto dal presidente nazionale di Confetra Nereo Marcucci, indicato dalla Provincia; da Zeno D’Agostino, manager dell’Interporto Quadrante Europa di Verona indicato dai Comuni di Trieste e Muggia; e infine appunto da Gurrieri, dirigente storico dell’Authority, indicato dalla Camera di commercio guidata da Antonio Paoletti (con un metodo che ha scatenato una diatriba frontale fra l’ente camerale e la Confindustria guidata da Sergio Razeto). Nella battaglia politica in atto da mesi sul rinnovo alla Torre del Lloyd, Rosato ribadisce quello che già disse a settembre: «Non credo ci sarà commissariamento del Porto, non ce n’è alcun motivo: quando sarà varata la nuova legge sui porti la si applicherà, per ora utilizziamo quella vigente. Sono convinto che si troveranno le intese senza eccessive difficoltà e in tempi ragionevoli».
Ma se il deputato del Pd si dice «convinto che i candidati della terna abbiano tutte le caratteristiche per lavorare sull’aumento dei traffici, sui problemi relativi alle ferrovie o sulle connessioni con l’Alto Adriatico», dà innanzitutto per scontato che «chi arriverà lo farà bene e in sinergia continua con Regione e Comune». Ossia «il contrario di quanto fatto sinora», con scontri frontali che si sono susseguiti in crescendo. Così come ci sarà da lavorare per lo sviluppo della crocieristica, consentendo l’attracco delle navi alla Marittima ma con una organizzazione tale «da consentire accoglienza e vivibilità».

Un’Authority insomma che lavori «con la città e per la città».
E se Porto Vecchio della città deve diventare parte, ecco appunto la «precondizione»: «Mi auguro che gli enti locali e la Regione, prima di procedere alla nomina, lavorino su un impegno chiaro e diretto del candidato su Porto Vecchio». Impegno «che va dichiarato pubblicamente» in quanto «attiene non tanto alla politica quanto alla città: quella dell’Authority non è una carica elettiva, ma tiene comunque in pugno una delle chiavi di volta dello sviluppo. I triestini hanno il diritto di sapere». Accanto al lavoro sui traffici, dunque, ecco quella che per il prossimo presidente del Porto dovrà essere «una priorità. Questa da troppo tempo ormai è parte del programma del centrosinistra, e non possiamo perdere l’occasione. Tutto quanto abbiamo provato a fare finora è stato osteggiato: dopo vent’anni vorrei veder finalmente cambiare le cose. Senza ulteriori discussioni». (p.b.)


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