Registrati

Privacy

Informativa ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. La raccolta e il trattamento dei dati sono effettuati limitatamente ai fini connessi alla gestione operativa e amministrativa del servizio. I dati sono trattati con strumenti informatici e telematici e non saranno comunicati a terzi. Il titolare del trattamento è AreaDem.
* Acconsento al trattamento dei miei dati personali
Log in

 
Registrazione al sito - Login al sito

La concertazione deve cambiare non sarà un autunno di scioperi - Intervista de Il Messaggero al vicepresidente del PD Debora Serracchiani

26 Agosto 2014




di Mario Ajello


Presidente Serracchiani, siete pronti all’autunno caldo?

«Sarà un autunno molto impegnativo. Fin dall’insediamento del governo, si è lavorato per produrre provvedimenti molto significativi in favore del cambiamento del Paese. E oltre alle riforme istituzionali e all’iniziativa fiscale, che significano gli 80 euro ma anche i tagli all’Irap e alle bollette energetiche, abbiamo impostato riforme come la Sblocca Italia e la riforma della giustizia e tracciato le linee guida sulla scuola».

E ora non teme di essere sbranati?

«Abbiamo chiara la necessità della condivisione e l’opportunità di acquisire contributi dalle cosiddette parti sociali. Ma sono cambiati i tempi e i modi».

Cioè?

«Spesso all’idea della concertazione viene accompagnata l’idea dei tempi lunghi. Ma ormai abbiamo capito che il Paese non ha più tempo. Per quanto riguarda i modi, serve il dialogo tra parti ma occorre anche la capacità di dialogare in maniera diffusa con i cittadini, con i sindaci, con chiunque sia interessato alla riforma in discussione. Non solo i soliti tavoli cui siamo abituati, ma anche forme diverse di partecipazione: cioè mail, forum, incontri sui territori, conferenze stampa in cui si illustrano le linee guida e si richiedono contributi in vista della stesura vera e propria del singolo provvedimento. Altra innova zione è la capacità di decidere».

Dal discussionismo al decisionismo?

«Tutti, e non solo il governo ma anche i sindacati e gli altri, devono farsi carico dei tempi, dei modi e della capacità della decisione. La vecchia concertazione, appunto, è vecchia. E non torna utile in questo contesto in cui tutto cambia velocemente».

E se vi scatenano uno sciopero generale?

«Io sono convinta che il sindacato, pur criticando legittimamente certe scelte del governo, ormai abbia compreso quanto questo sia il tempo dell’azione. Io mi auguro che questo sarà il tempo non dello sciopero ma del confronto anche aspro sui tanti temi messi in agenda dall’esecutivo».

In politica estera, a che punto è la candidatura della Mogherini alla Ue?

«Ci sono ottime possibilità che ce la faccia».

E la Serracchiani va alla Farnesina?

«Questo è solo gossip. Io resto dove sto, in Friuli Venezia Giulia e al Nazareno».

Rimpasto?

«Il presidente del Consiglio farà le scelte che ritiene necessarie».

Sulla riforma della giustizia rivedremo la solita guerra di religione?

«Anche tra i magistrati c’è ormai la consapevolezza che sia necessario fare degli interventi. Penso sia stato apprezzato il fatto che il governo, con le linee guida, ha annunciato di voler fare un intervento organico e non solo sulla giustizia penale. Il problema è che questo è un Paese in cui, se è vero che esiste tanta gente che vuole cambiare le cose, c’è tanta gente che sta bene come sta».

Si riferisce ai magistrati?

«Parlo in generale. La sfida del cambiamento l’Italia ancora non l’ha accettata. Questo governo sta investendo sulla necessità che il Paese condivida la sfida culturale del cambiamento».

Il Pd sulla giustizia è diviso. Come farete?

«Il nostro partito ha dimostrato una certa maturazione nell’affrontare temi anche molto delicati e divisivi, come la riforma istituzionale, e si accinge a mostrare lo steso spirito anche sulla riforma della giustizia. Il lavoro che produrrà nei prossimo giorni il ministro Orlando è anche il frutto di punti di equilibrio raggiunti all’interno del partito e su cui il ministro ha lavorato fin da quando era responsabile giustizia del Pd».

Ma è vero o no che nel Pd in tanti aspettano speranzosi che Renzi scivoli?

«Non è così. Soprattutto dopo il voto delle Europee. Non mi riferisco alla percentuale ottenuta dal partito di Renzi ma alla grande responsabilità che questo voto ha dato a tutto il partito democratico. Quella di essere l’unica opportunità per il Paese. Di fronte a questo, i giochini interni non possono avere spazio».


Commenta... oppure


torna su

Agenda

DoLuMaMeGiVeSa
1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31

Rassegna stampa