Le riforme delle Istituzioni vanno fatte. Subito e bene. Ne ha bisogno il Paese.
In questo mio primo anno di esperienza parlamentare ho constatato che le questioni da affrontare sono sostanzialmente tre, ognuna delle quali porta con sé dei paradossi, generati soprattutto negli ultimi vent’anni.
Innanzitutto grida vendetta la lungaggine del procedimento legislativo, che a sua volta diventa anche una delle cause dell’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza da parte dei governi.
In secondo luogo è veramente pesante la scarsa qualità delle leggi che induce ad un’eccessiva produzione legislativa per la mancanza di provvedimenti quadro coerenti per materia.
Per ultimo, dopo tanti anni di storia repubblicana, esiste nel nostro Paese un difficile clima politico/istituzionale tra Stato e Regioni, alimentato da un eccessivo peso delle burocrazie che non agevola, anzi il più delle volte ostacola, l’iter legislativo e la conseguente soluzione dei problemi che ci affliggono.
Queste contraddizioni, che non consentono all’Italia di essere un Paese moderno ed efficiente, sono state, a mio avviso, molto ben colte dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, fin dalla sua campagna elettorale per le primarie del Partito Democratico.
Ora occorre risolverle. Di qui le proposte del Governo su Riforma del Senato, titolo V e provincie. Il Partito Democratico sta accompagnando questa fase con pronunciamenti della direzione nazionale. Poi bisogna fare i conti con il resto della maggioranza, ed anche con il Paese, con quello che si muove fuori dai palazzi. Inoltre ci sono sul tappeto dei contributi notevoli di merito anche tra noi, a cominciare da quello di queste ore del Presidente del Senato Pietro Grasso e dei gruppi parlamentari.
È dall’insieme di questi contributi che potremmo cambiare davvero la musica, come ama ribadire il Presidente del Consiglio. Una musica si cambia perché è superata e non corrisponde più alle nostre realtà. Una musica si cambia sostanzialmente perché si è sempre alla ricerca di una superiore armonia.